lunedì 24 novembre 2008

RECENSIONE di Ninni Radicini

L'utopia è un'idea innocua? Assolutamente no. In questo libro si
mettono in evidenza quelle che sono le radici filosofiche dell'idea di
utopia. Ne viene fuori un risultato che pochi conoscono: l'utopia è
strutturalmente antiumana. Per due motivi: il primo, perché si pone
volutamente al di fuori dell'ordine naturale; il secondo, perché deve
necessariamente poggiare su un vero e proprio delirio
dell'immaginazione. Da qui un'incompatibilità irrisolvibile tra
l'idea di utopia e la filosofia naturale e cristiana.

http://www.ninniradicini.it/index.htm

martedì 4 novembre 2008

IL 68 TRA L'UTOPIA E IL NULLA (Genova, Venerdì 7 Novembre 2008, ore 16,30)

GENOVA: IL 68 TRA L'UTOPIA E IL NULLA

Venerdì 7 novembre 2008 alle ore 16,30

presso la Sala dei Chierici della Biblioteca Berio (via del Seminario 16, Genova), Le Associazioni "Voltar Pagina" e "Opera Prima", in collaborazione con la civica Biblioteca Berio, hanno organizzato la conferenza: "Sessantotto tra l´utopia e il nulla".
Introduce:Miriam Pastorino, Presidente Voltar Pagina, partecipano Piero Vassallo, Paolo Deotto (autore di "Sessantotto. Una rilettura attraverso i ricordi", Edizioni Fede & Cultura), Marco Iacona (autore di "1968 - Le origini della contestazione globale", Edizioni Solfanelli), Pucci Cipriani (autore di "1968" , Edizioni Fede & Cultura), coordina l´incontro Mario Bozzi Sentieri.

domenica 2 novembre 2008

Conferenza: "Il mandato di cattura europeo" (Novara, Venerdì 7 Novembre, ore 21.00)

Venerdì 7 Novembre 2008 ore 21.00
presso la Biblioteca Civica C. Negroni in Corso Felice Cavallotti a Novara

Si svolgerà la conferenza dal titolo:
"Il mandato di cattura europeo"
ospite l'avvocato Alberto Costanzo.

Circolo Culturale Hyperborea
circolo.hyperborea@gmail.com
http://circoloculturalehyperborea.blogspot.com/

giovedì 16 ottobre 2008

Quando Hitler e Mao andavano a braccetto (Liberal, 16/10/2008)



Sogni e lacerazioni della destra italiana ai tempi del ’68

Quando Hitler e Mao andavano a braccetto

di Andrea Niccolò Strummiello


Mai come quest’anno - quarantennale del 1968 - abbiamo visto manifestarsi la cosiddetta egemonia culturale della sinistra. Pamphlet, documentari, conferenze, e nostalgiche ospitate nei salotti buoni della tivù: questo lo sfondo per celebrare quegli anni “formidabili”, gli anni, appunto, della contestazione globale. In netta controtendenza rispetto al filone nostalgico recentemente riesumato, e vestito a festa per l’occasione, sta invece il libro 1968. Le origini della contestazione globale, edito per i tipi delle Edizioni Solfanelli e scritto da Marco Iacona, già curatore di alcuni saggi per le politicamente scorrette Edizioni di Ar e collaboratore della Fondazione Julius Evola.

A fronte dell’enorme ripetitività e tendenza all’autocelebrazione che accomuna la lunga lista di libri che quest’anno hanno indagato, fin nei minimi dettagli, il 1968, primo merito del testo è proprio il suo essere intimamente controcorrente. L’autore, infatti, esprime l’idea d’una ricerca veramente alternativa, e al contempo rigorosa, di quei concitati mesi tra la fine del 1967 e l’inizio del 1968. Obiettivo è perciò quello d’indagare il ’68 “da destra”, sia perché prospettiva sicuramente meno nota al grande pubblico ma anche perché furono proprio quei mesi rivoluzionari a segnare all’interno di questa una rivolta nella rivolta, con conseguenze di non poco conto. Il Sessantotto fu perciò un anno fondamentale, non solo per il mondo giovanile in generale ma, anche e soprattutto per la stessa destra, al bivio tra il conservatorismo dei vertici del Msi e il tentativo di coniugare prospettive diverse, spesso inconciliabili, per cercare cioè di“cavalcare la tigre” - tanto per usare un’espressione dello stesso Evola, autore cult della destra radicale di quegli anni - di quei giorni rivoluzionari. Iacona è attento a seguire i rapidi eventi di quell’anno secondo una duplice prospettiva: quella di retroscena, quella cioè dell’Italia degli anni ’60 quale epicentro di una serie d’innovazioni socio-culturali, e quella più particolare e complessa del mondo universitario, già ampiamente politicizzato, effervescente microcosmo che avrebbe di lì a poco prodotto la rivolta studentesca, banco di prova dei ben più tragici anni di piombo.

Questo libro fa parlare i fatti, gli eventi e le citazioni, e non quella vulgata comune fatta di ricordi nostalgici e sentimentali, tipica di una certa sinistra revanscista un po’retrò e un po’ carente di motivazioni. Da questa impostazione d’indagine emerge nettamente la figura di una destra tutt’altro che distratta, tutt’altro che indifferente di fronte a quell’anno di rivoluzione ma, anche fortemente lacerata: da un lato a guardia del regime, con Almirante e i suoi picchiatori pronti a difendere lo status quo di un paese ancora fortemente cattolico e anti-comunista, dall’altro, sperimentatrice e utopica, soprattutto tra i più giovani, che non mancavano di vedere “Hitler e Mao, uniti nella lotta”. Così, sullo sfondo della Facoltà di Valle Giulia - teatro di una vera e propria battaglia campale tra polizia e universitari - si sarebbe consumato lo strappo all’interno del Movimento Studentesco tra i “rossi”e i“neri”, preannunciando quella che sarebbe stata, ben più tragicamente, la violenta quotidianità di tutti gli anni ’70 e oltre.
La rivolta di cui si parla è anche e soprattutto il segno ineluttabile della sconfitta di quei valori usciti vincitori dalla Seconda guerra mondiale nei cuori dei giovani di allora: mentre il mondo politico e la società civile faticosamente costruivano un mondo occidentale progressista e democratico, i suoi stessi ragazzi invocavano a gran voce schemi dittatoriali perché «educati al culto della rivoluzione, quella d’Ottobre da una parte e quella Fascista dall’altra», per dirla con le parole di Giano Accame, altro importante nome nel pensiero di destra, più volte citato nel libro. I figli cominciavano così, ribellandosi contro i valori dei padri, la lunga stagione della contestazione.

A conti fatti, come rileva giustamente Iacona, il ’68 non ha raggiunto dei veri e propri scopi politici, cioè pratici: non vi è stata soprattutto alcuna vera, radicale, riforma universitaria, come non vi è stato alcun disarmo globale, e la diffusione delle droghe non ha sortito gli effetti sperati di pacificazione mondiale. Nonostante questo, quell’anno fu determinante per la diffusione totalitaria e totalizzante d’un modernismo esasperato, in Italia come nel resto del mondo, nel costume come nella perdita del più naturale concetto di gerarchia, che tanto oggi si vorrebbe artificialmente trapiantare nelle scuole a suon di riforme. Pertanto, se oggi qualcuno vuole chiudersi nel rimpianto di non aver colto allora la fecondità, vera o presunta, di quel momento rivoluzionario, lo faccia anzitutto riconoscendo la mancanza d’una vera, profonda, ratio nella contestazione, ovvero d’una ragione che travalicasse il semplice prurito adolescenziale, o l’utopia politica. La “meglio gioventù” forse deve ancora arrivare.

mercoledì 15 ottobre 2008

RECENSIONE di Andrea N. Strummiello (Il Borghese, n. 9/10, 2008)

MAI come questo anno - quarantennale del 1968 - abbiamo visto manifestarsi la cosiddetta «egemonia culturale» della sinistra. Pamphlet, documentari, conferenze, e nostalgiche ospitate nei salotti buoni della tivvù: questo lo sfondo per celebrare quegli anni «formidabili», gli anni, appunto, della contestazione globale.
In netta controtendenza rispetto al filone nostalgico recentemente riesumato, e vestito a festa per l’occasione, sta, invece, l’interessante libro di Marco Iacona 1968. Le origini della contestazione globale, edito per i tipi delle Edizioni Solfanelli.
Primo merito del testo, sta proprio il suo essere intimamente controcorrente.
L’Autore, infatti, chiarisce fin dall’Introduzione l’idea d’una ricerca veramente alternativa, e al contempo rigorosa, di quei concitati mesi tra la fine del 1967 e l’inizio del 1968. Obiettivo è perciò quello d’indagare il ’68 «da Destra», sia perché prospettiva sicuramente meno nota al grande pubblico ma, anche perché furono proprio quei mesi rivoluzionari a segnare all’interno della Destra una rivolta nella rivolta, con conseguenze di non poco conto. Sessantotto: non soltanto per il mondo giovanile in generale ma, anche e soprattutto per la stessa Destra, al bivio tra il conservatorismo dei vertici del Msi ed il tentativo di coniugare prospettive diverse, per cercar di «cavalcare la tigre» di quei giorni rivoluzionari.
Iacona è attento a seguire i rapidi eventi di quell’anno secondo una duplice prospettiva: quella di retroscena, degli anni ’60, quale epicentro di una serie d’innovazioni socioculturali, e quella più particolare e complessa del mondo universitario, microcosmo che avrebbe di lì a poco prodotto la rivolta studentesca, banco di prova dei ben più tragici anni di piombo.
Questo libro fa parlare i fatti, gli eventi e le citazioni, e non quella «vulgata comune», fatta di ricordi nostalgici e sentimentali, tipica di una certa sinistra revanscista un po’ retrò, ed un po’ carente di motivazioni.
L’Autore non manca, tra l’altro, di citare ampiamente Il Borghese, allora diretto da Mario Tedeschi, effervescente vetrina del dibattito - tutto interno alla Destra - circa il fenomeno contestatario già dai primissimi mesi del 1968.
A conti fatti, come rileva l’Autore, il ’68 non ha raggiunto dei veri e propri scopi politici (pratici), ma, nonostante questo, quell’anno fu determinante per la diffusione totalizzante d’un modernismo esasperato, nel costume come nella perdita del più basilare concetto di gerarchia.
Pertanto, se una certa «destra» vuole oggi chiudersi nel rimpianto di non aver colto allora la fecondità, vera o presunta, di quel momento rivoluzionario, lo faccia con la stessa consapevolezza di quel Evola che, proprio dalle pagine de Il Borghese, criticava la mancanza d’una vera ratio nella contestazione: d’una ragione che travalicasse il puro e semplice prurito adolescenziale.

ANDREA N. STRUMMIELLO

mercoledì 8 ottobre 2008

Nuova edizione ampliata

Corrado Gnerre

LE RADICI DELL'UTOPIA

L’incompatibilit tra utopia e giudizio cristiano

Collana: il CALAMO e la FERULA

Prezzo: 12,00

Formato: 12 x 16,5

Pagine: 184

ISBN 978-88-89756-49-2



www.edizionisolfanelli.it

sabato 13 settembre 2008

Recensione su MOBYDICK (Sabato, 13/09/2008)

Il Sessantotto visto da destra è stato un tema che nel quarantesimo anniversario della contestazione è emerso nella saggistica e nella pubblicistica italiana. 1968 Le origini della contestazione globale (Solfanelli,158 pagine, 10,00 euro) di Marco Iacona insiste su questo argomento indagando le radici culturali e ideologiche della contestazione di destra.I libri sui quali studiavano i giovani missini erano quelli di Von Salomon, Guenon e appunto Evola.
«Ce la prendevamo con la civiltà degli elettrodomestici proprio alla vigilia del miracolo economico - dice Accame, la cui testimonianza compare nel libro di Iacona - quando quasi nessuno di noi disponeva ancora di un frigorifero per uso casalingo».

MOBYDICK
Supplemento di arti e cultura di "Liberal"

mercoledì 3 settembre 2008

La Destra e il ‘68

Già da alcuni mesi - forse dallo scorso maggio - è uscito un libro agile e interessante sulla contestazione giovanile del ‘68. Si tratta di 1968. Le origini della contestazione globale di Marco Iacona (Edizioni Solfanelli). Per una fortunata combinazione, avevo ricevuto dall’autore il libro fresco di stampa, e il giorno dopo ne avevo già terminato la lettura. Però non ho colto l’opportunità di scriverne in occasione delle varie commemorazioni retoriche del ‘68 che si sono moltiplicate in primavera su giornali, riviste e programmi televisivi. Finalmente mi decido a farlo ora, segnalandone i contenuti e facendo una breve considerazione.
Il saggio, che reca la presentazione di Gianfranco de Turris, è frutto di un’approfondita ricerca documentale. Iacona ha infatti consultato pazientemente libri, riviste e quotidiani, portando così alla luce non soltanto i fatti di cronaca - alcuni dei quali meno noti, perché sopravanzati nella memoria collettiva da altri, che hanno avuto maggiore rilievo simbolico -, ma anche le impressioni, le sensazioni e gli umori della stampa di fronte al progressivo montare della protesta studentesca.
Il libro si apre con due capitoli retrospettivi sul ‘68, i suoi frutti culturali e sociali e su quella squallida e giovanilistica generazione che continua con poco senso di pudore a rivendicare meriti reducistici. Si entra poi nella ricostruzione storica vera e propria: Iacona riconduce le “cause scatenanti” della contestazione al discusso disegno di legge Gui che prevedeva una profonda riforma dell’insegnamento universitario.
L’autore esamina poi minuziosamente lo sviluppo delle reazioni ai fattti di cronaca da parte del periodico conservatore “Il Borghese”, evidenziando anche le posizioni talvolta diverse dei collaboratori (Bon Valsassina, Preda, Accame, Evola); analizza poi lo sviluppo dei fatti e alle reazioni della grande stampa e dei partiti politici, per tornare nei due capitoli conclusivi ad appuntare l’attenzione sulla Destra e la sua ondivaga posizione nei confronti del movimento protestatario.
Da tempo a Destra si è diffusa e ripetuta una voce, che a lungo andare è entrata nelle orecchie e nei cervelli di molti, persino dei più refrattari alle idee e a tutto ciò che puzza lontanamente di riflessione. Se, quindi, persino il presidente di quel partito che ha scelto per proprio simbolo i colori di Israele ha recentemente affermato che la Destra, con il ‘68, avrebbe perduto una grande occasione, è evidente che il concetto si è fatto strada. Come sempre, però, più le idee si diffondono più vanno variegandosi.
Il presidente di cui si diceva poc’anzi, probabilmente, aveva in mente soltanto gli sballi della marjuana di cui ha rivendicato gli abusi di gioventù; altri, dagli orizzonti culturali meno angusti, volevano forse prefigurare l’opportunità di rinnovare simboli e slogan e di indicare ai giovani un’alternativa al modello di sviluppo di marca statunitense.
A questo proposito mi pare utile citare un passo di Adriano Romualdi, tratto da Ordine Nuovo (Contestazione controluce):
“Mentre le sinistre, con tutta una rete di circoli politici e culturali, agitavano, con sempre maggiore fantasia, tutta una serie di temi rivoluzionari, la gioventù di destra era castigata a montar la guardia al “ dio-patria-famiglia” . Si parlava un po’ di Gentile, il cui patriottismo generico era abbastanza scolorito e tranquillizzante, ma si evitavano con gran cura le tesi antiborghesi d’uno Julius Evola. La parola d’ordine era di amare la patria e la conciliazione, di odiare il divorzio, il cinema pornografico e la Süd Tiroler Volkspartei. Fascisti si, ma con moderazione; dei nazisti, neppure parlarne. Ci si deve meravigliare se molti dei migliori giovani di destra siano diventati “cinesi”? Per un giovane di temperamento veramente fascista, le parole estreme, la violenza, le bandiere dei “cinesi” venivano a surrogare quel che la destra ufficiale, tiepida e invecchiata, non poteva più dare. Ci si può meravigliare se per reazione, sorse il fenomeno dei nazimaoisti?”

http://www.centrostudilaruna.it/huginnemuninn/2008/09/03/la-destra-e-il-68/

martedì 10 giugno 2008

RECENSIONE di Maurizio Bruni (Secolo d'Italia, martedì 3 giugno 2008)

[...] In questa direzione, altri due libri da poco usciti aiutano a una comprensione globale dell’anno della contestazione: Cantavamo Dio è morto. Il ’68 dei cattolici (Piemme, pp. 220, eur013) di Roberto Beretta e 1968. Le origini della contestazione globale (Edizioni Solfanelli, pp. 160, euro 10) di Marco Iacona. E se il primo osserva il fenomeno dall’angolo visuale del mondo cattolico – che è, come racconta l’autore, l’area da cui si origina tutta la contestazione – il secondo esamina la fase iniziale di tutto quel fermento dal punto di vista della stampa apertamente di destra. «Durante il Sessantotto – esordisce Iacona – all’interno della destra si consumerà una rivolta nella rivolta e ciò avrà conseguenze di non poco conto. Nel breve, medio e lungo periodo, la destra italiana, che aveva assistito ai cambiamenti sociali e culturali dei Sessanta da una posizione di retroguardia, uscirà in parte trasformata, al pari di quella sinistra che, nelle sue componenti giovanili (non tutte e non subito, però), si andava rinnovando grazie ai mutamenti politici in corso».
Il saggio – che si avvale di una introduzione partecipe di Gianfranco de Turris – segue gli avvenimenti di quell’anno attraverso la rilettura della stampa periodica e quotidiana collocata a destra, compiendo un’operazione per alcuni versi analoga a quella compiuta un paio d’anni fa da Alessandro Gasperetti con La destra e il ’68 (edito dal Settimo Sigillo). Ma Iacona aggiunge, di suo, l’accompagnamento interpretativo di due diverse letture del Sessantotto: l’una, quella del “Sessantotto di lungo periodo”, che considera (certo in breve) le principali novità di costume e culturali degli anni ’60, e l’altra che guarda – nello specifico studentesco – ai problemi del mondo universitario italiano come cause dirette delle rivolte e delle occupazioni studentesche. In conclusione, nella postfazione, il revisionismo della destra di oggi. E Iacona riporta le parole di Fini: «C’era allora un magma – ha detto l’attuale presidente della Camera al convegno “cambio di stagione” dello scorso febbraio – e c’era tra i giovani il desiderio di una società migliore. Una rivolta esistenziale. Un bisogno di senso, come dimostra la mobilitazione di due anni prima per l’alluvione di Firenze. In un primo momento i contestatori non erano solo marxisti. Cultura liberale e cultura cattolica non furono in grado di capire che si contestava anche il comunismo con la sua megazione della libertà e dei diritti dell’uomo. Così, il ’68 non nacque a sinistra, ma finì a sinistra».

Articolo integrale: http://robertoalfattiappetiti.blogspot.com/2008/06/68-archiviata-la-lettura-senso-unico-di.html

domenica 1 giugno 2008

Recensione in "Sapienza" (fasc. 2, volume 61, anno 2008)

GNERRE C., Le radici dell’utopia. L’incompatibilità tra utopia e giudizio
cristiano
, Chieti, Edizioni Solfanelli, 2006, 93 pp., cm. 16,4 x 12,
ISBN 88-89756-12-8, € 8,00 (Il calamo e la ferula, 8).

Per l’autore l’utopia non è un’idea innocua, perché ha sempre generato sangue.
L’opuscolo ne mette in luce le radici filosofiche. La sua traduzione nella pratica porta a conseguenze negative, e per due motivi: il primo, perché si pone volutamente al di fuori dell’ordine naturale; il secondo, perché deve necessariamente poggiare su un vero e proprio delirio dell’immaginazione.

Michele Miele

Sapienza
fasc. 2, volume 61, anno 2008
http://www.edi.na.it/

martedì 13 maggio 2008

Novità editoriale: MANDATO D'ARRESTO EUROPEO

In tutti i paesi dell’Unione Europea il mandato d’arresto europeo è pienamente operante. In tal modo garanzie elaborate nel corso di secoli di civiltà giuridica vengono spazzate via da un’eurocrazia anonima, lontana, priva di legittimazione popolare, che opera secondo procedure sconosciute alla stragrande maggioranza degli europei. Non solo lo Stato rinuncia ad una delle sue prerogative inalienabili — la tutela dei propri cittadini all’estero — ma persino la difesa tecnica (l’avvocato difensore) viene vanificata.
“Ci sarà pure un giudice a Berlino!”, aveva esclamato il mugnaio di fronte alla prepotenza del re di Prussia. E l’aveva trovato, il giudice. Oggi non c’è più.
Queste pagine aiutano ad orientarsi in una materia di scottante attualità su cui l’opinione pubblica è tenuta totalmente all’oscuro.



Alberto Costanzo
MANDATO D’ARRESTO EUROPEO
Edizioni Solfanelli
[ISBN-88-89756-14-4]
Pagg. 96 - € 8,00

http://www.edizionisolfanelli.it/mandatoarresto.htm

venerdì 9 maggio 2008

Novità editoriale: 1968. Le origini della contestazione globale

Il “vero” Sessantotto (autunno 1967 - primavera 1968) visto da destra. Con le sue luci e le sue ombre.
Dopo quarant’anni si discute ancora di questa parentesi storica mai dimenticata che ha segnato per motivi diversi sia la sinistra sia la destra del nostro Paese (quest’ultima, a causa della “contestazione globale” soffre oggi di un senso di colpa in più). Un Sessantotto preceduto da eventi storici di enorme portata: la guerra nel Vietnam, la rivoluzione cubana, la rivoluzione culturale in Cina e poi ancora la decolonizzazione, il golpe militare in Grecia e la morte di Che Guevara in Bolivia.
In questo libro vengono comparate due diverse letture del Sessantotto: quella del Sessantotto “di lungo periodo” che considera gli eventi principali verificatisi lungo l’intero arco degli anni Sessanta e l’altra che guarda ai problemi del mondo universitario italiano come cause dirette delle rivolte studentesche dell’anno accademico 1967-68.

Marco Iacona è Dottore di ricerca in Pensiero politico e istituzioni nelle società mediterranee, scrive tra l’altro per il bimestrale “Nuova storia contemporanea”, il quotidiano “Secolo d’Italia”, il trimestrale “La Destra delle libertà”, il mensile “Area” e il semestrale “Letteratura-tradizione” (per il quale è curatore di una rubrica fissa).
Per il “Secolo d’Italia ”nel 2006 ha pubblicato una storia del Msi in dodici puntate. Ha inoltre curato saggi per le Edizioni di Ar e per Controcorrente edizioni.

Marco Iacona
1968 Le origini della contestazione globale
Presentazione di Gianfranco de Turris
[ISBN-978-88-89756-39-3]
Pagg. 160 - € 10,00

http://www.edizionisolfanelli.it/1968.htm