martedì 10 giugno 2008

RECENSIONE di Maurizio Bruni (Secolo d'Italia, martedì 3 giugno 2008)

[...] In questa direzione, altri due libri da poco usciti aiutano a una comprensione globale dell’anno della contestazione: Cantavamo Dio è morto. Il ’68 dei cattolici (Piemme, pp. 220, eur013) di Roberto Beretta e 1968. Le origini della contestazione globale (Edizioni Solfanelli, pp. 160, euro 10) di Marco Iacona. E se il primo osserva il fenomeno dall’angolo visuale del mondo cattolico – che è, come racconta l’autore, l’area da cui si origina tutta la contestazione – il secondo esamina la fase iniziale di tutto quel fermento dal punto di vista della stampa apertamente di destra. «Durante il Sessantotto – esordisce Iacona – all’interno della destra si consumerà una rivolta nella rivolta e ciò avrà conseguenze di non poco conto. Nel breve, medio e lungo periodo, la destra italiana, che aveva assistito ai cambiamenti sociali e culturali dei Sessanta da una posizione di retroguardia, uscirà in parte trasformata, al pari di quella sinistra che, nelle sue componenti giovanili (non tutte e non subito, però), si andava rinnovando grazie ai mutamenti politici in corso».
Il saggio – che si avvale di una introduzione partecipe di Gianfranco de Turris – segue gli avvenimenti di quell’anno attraverso la rilettura della stampa periodica e quotidiana collocata a destra, compiendo un’operazione per alcuni versi analoga a quella compiuta un paio d’anni fa da Alessandro Gasperetti con La destra e il ’68 (edito dal Settimo Sigillo). Ma Iacona aggiunge, di suo, l’accompagnamento interpretativo di due diverse letture del Sessantotto: l’una, quella del “Sessantotto di lungo periodo”, che considera (certo in breve) le principali novità di costume e culturali degli anni ’60, e l’altra che guarda – nello specifico studentesco – ai problemi del mondo universitario italiano come cause dirette delle rivolte e delle occupazioni studentesche. In conclusione, nella postfazione, il revisionismo della destra di oggi. E Iacona riporta le parole di Fini: «C’era allora un magma – ha detto l’attuale presidente della Camera al convegno “cambio di stagione” dello scorso febbraio – e c’era tra i giovani il desiderio di una società migliore. Una rivolta esistenziale. Un bisogno di senso, come dimostra la mobilitazione di due anni prima per l’alluvione di Firenze. In un primo momento i contestatori non erano solo marxisti. Cultura liberale e cultura cattolica non furono in grado di capire che si contestava anche il comunismo con la sua megazione della libertà e dei diritti dell’uomo. Così, il ’68 non nacque a sinistra, ma finì a sinistra».

Articolo integrale: http://robertoalfattiappetiti.blogspot.com/2008/06/68-archiviata-la-lettura-senso-unico-di.html

domenica 1 giugno 2008

Recensione in "Sapienza" (fasc. 2, volume 61, anno 2008)

GNERRE C., Le radici dell’utopia. L’incompatibilità tra utopia e giudizio
cristiano
, Chieti, Edizioni Solfanelli, 2006, 93 pp., cm. 16,4 x 12,
ISBN 88-89756-12-8, € 8,00 (Il calamo e la ferula, 8).

Per l’autore l’utopia non è un’idea innocua, perché ha sempre generato sangue.
L’opuscolo ne mette in luce le radici filosofiche. La sua traduzione nella pratica porta a conseguenze negative, e per due motivi: il primo, perché si pone volutamente al di fuori dell’ordine naturale; il secondo, perché deve necessariamente poggiare su un vero e proprio delirio dell’immaginazione.

Michele Miele

Sapienza
fasc. 2, volume 61, anno 2008
http://www.edi.na.it/