giovedì 14 maggio 2009

RECENSIONE di Renzo Montagnoli

Devo dire che da un po’ di tempo le Edizioni Solfanelli danno alla luce alcuni libri insoliti, che non si possono classificare né di narrativa, né tantomeno di saggistica, almeno in senso stretto. Era già successo con Fregati dalla storia e ora capita con questo Adversaria che, aperto senza prima leggere l’introduzione dell’autore, può lasciare perplessi, se non addirittura confusi.
Ma cosa si è prefisso Paolo Maggiolo con questo volume? Lo spiega lui stesso così “ Perché mai Adversaria? Perché questa raccolta di brevi citazioni, che vede la luce nel quarantesimo anniversario della poco “formidabile” esperienza del Sessantotto, vuol esser prevalentemente di parte. Vuol prendere di mira, in poche parole, i luoghi comuni della sinistra, i suoi miti diffusi, le sue verità scomode, il suo finto progressismo, la sua grigia casacca conformista.”
Ora, considerato che la sinistra non è un corpo unico, come non lo è la destra, il prendere di mira il comunismo, ora che si è autoestinto, presta il fianco a critiche più o meno ampie, proprio per quel termine di sinistra che viene identificato con un unico credo politico ormai defunto. C’è questo limite, quindi, nell’opera che di per sé presenta motivi d’interesse, anche se l’autore sembra dimenticare che non esiste più una concezione di destra e di sinistra, come invece era presente nello scorso secolo. Secondo me, meglio avrebbe fatto smitizzando certe diffuse convinzioni, del tutto fallaci, che sono ormai dominanti nell’attuale società, indipendentemente da una loro connotazione politica, visto che interessano sia la destra che la sinistra.
Ciò premesso, al di là di quella che può essere l’ideologia politica del lettore, nel libro si trovano citazioni alle quali non si può negare un’effettiva valenza e di queste di seguito ne riporto alcune.


ASSEMBLEE
L’ignoranza, infarcita di noia, è il pane delle assemblee.
Léon Daudet (1867-1942), Melancholia, trad. Marina Russo. Novecento, Palermo 1989, p. 202

BASSA LEGA
Vogliono farci credere, i nostri politici, di essere i titani della seconda Repubblica. Sono le lavandaie di un Palazzo in decadenza, gli inquilini di una torre che non è di Babele solo perché la confusione delle lingue è stata sostituita dal groviglio degli insulti.
Mattias Mainiero (1955), Scritti pirati, Sovera, Roma 1999, p. 22

LETTERATURA / LETTERATI
Dove c’è una letteratura viva e superstite è perché vi sono grandi idee.
Paolo VI, papa (1897-1978), La ricerca dell’invisibile nel visibile , in Carità intellettuale, a cura di G.M. Vian, BSV, Milano 2005, p. 80

TELEVISIONE
La televisione è la fatalità, voglio dire la catastrofe del nostro tempo.
Emile M. Cioran (1911-1995), Lettera a Mario Andrea Rigoni, da Parigi, 21 aprile 1987, in E.M. Cioran, Mon cher ami. Lettere a Mario Andrea Rigoni (1977-1990), Il notes magico, Padova 2007, p. 95.


Non vado oltre, anche se sono presenti altre citazioni interessanti.
In pratica si tratta di opinioni, frutto di riflessioni, e quindi assumono le caratteristiche degli aforismi.
E’ un libro che val la pena di leggere perché appunto induce a pensare, ferma restando la pregiudiziale che l’autore è di parte e che il bersaglio ormai non esiste più.


http://www.arteinsieme.net/renzo/index.php?m=31&det=5107

martedì 31 marzo 2009

domenica 1 marzo 2009

Novità: LA RIVOLUZIONE CONTRO IL MEDIOEVO


Cosa vuol dire “medievale”? Cosa vuol dire “rivoluzionario”? Pietro Ferrari se lo chiede con questo saggio coinvolgente e affilato, e nella sua lucida ed impietosa critica della modernità, assume e conclude che il Medioevo e la Rivoluzione non sono fenomeni storici o culturali più o meno prossimi a noi. Sono piuttosto categorie dello spirito.Come si può pensare, allora, leggendo il libro di Pietro Ferrari, che la Rivoluzione sia una categoria dell’oggi mentre il Medioevo appartenga al passato? La Rivoluzione contro il Medioevo non è il pamphlet di un nostalgico, è piuttosto il canone argomentato e rigoroso di un intellettuale che propone un modello, non solo una weltanschauung, che possa ridare un senso, essere una sorta di bussola alla condizione smarrita dell’uomo contemporaneo. Nihil novi, direbbe qualcuno: Massimo Fini ha già fatto qualcosa del genere, e per molti versi Marcello Veneziani e Franco Cardini hanno in più scritti accennato riflessioni e spunti analoghi. Però Pietro Ferrari dimostra dov’è l’inganno, svela quello che la rivoluzione ha tatticamente e violentemente coperto, dà voce e memoria a momenti della storia che sono stati cancellati per motivi che ai più appaiono inspiegabili e che sono invece le ragioni stesse del delirio relativista che pervade il nostro tempo.


Pietro Ferrari è nato a Giulianova (TE) nel 1973. Laureato in Giurisprudenza alla Università di Bologna, è avvocato presso il Foro di Teramo. Ha pubblicato i saggi: Le schegge invisibili (Controcorrente, Napoli 2002), Il grido dell'Europa (Tabula fati, Chieti 2003), Auto da fé dell'Occidente (Segno, Udine 2004) e La Rivoluzione contro il Medioevo (Solfanelli, Chieti 2009).

giovedì 8 gennaio 2009

Recensione di Giovanni Nocera

Ho letto, anzi studiato, l’ottimo volume di Roberto de Mattei “La dittatura del relativismo“.

Vi ho trovato approfondimento per molte tematiche che mi appassionano: libertà e liberismo, laicità e laicismo, le ideologie dominanti nelle istituzioni internazionali. Ricco di esempi e con una buona bibliografia.

Lo consiglio a quanti si trovano a dover discutere di questi argomenti - spero di non essere il solo - come approfondimento. Il libro non è pesante, nonostante argomenti bene, si legge agevolmente e tocca nervi scoperti del politicamente corretto.

Giovanni Nocera

http://www.giovanninocera.it/2009/01/08/la-dittatura-del-relativismo/