sabato 15 dicembre 2007

RECENSIONE di Mario Secomandi

La «dittatura del relativismo», sulla scorta di quanto affermato dall'allora cardinale Ratzinger nella Messa Pro eligendo Romano Pontefice e poi dallo stesso Benedetto XVI a più riprese, si va configurando come l'odierna precipua minaccia al cristianesimo. Roberto de Mattei focalizza con acume l'attenzione su come in Occidente, dove la religione cristiana ha trovato nei secoli la maggiore diffusione e radicamento, si stia assistendo ad un processo di elevazione a dogma ideologico di un distorto concetto di tolleranza, portato e frutto di una sorta di sincretismo e gnosticismo radicale. Da ciò deriva che i cristiani autentici e ferventi, non quelli «adulti» che s'inginocchiano al mondo, svendono e gettano alle ortiche la fede (qualora ce l'avessero giammai avuta), ma quelli fedeli al Magistero della Chiesa e al papa, vengono oggi con falsità etichettati come integralisti, reazionari ed anti-moderni, in quanto portatori di una «verità assoluta». Il relativismo, che è insieme laicismo e nichilismo, spinge a creare una società secolarizzata «cristofobica», gettando le basi per una nuova persecuzione dei cristiani e della Chiesa cattolica. Ne rappresentano esempi lampanti lo scherno ed il dileggio nei confronti dei simboli religiosi quali il crocifisso, le offese ed irrisioni all'indirizzo dei cattolici da parte del circuito mass-mediatico, la profanazione di Chiese e luoghi di culto, le minacce ed intimidazioni ai più alti rappresentanti della Chiesa, dal presidente della Cei, il cardinal Bagnasco, allo stesso papa Ratzinger.

L'Onu e l'Unione Europea sono gli organismi internazionali per mezzo dei quali si va producendo il consenso verso la nuova ideologia del «marx-strutturalismo postmoderno», odierna tappa del secolare processo rivoluzionario anti-cristiano, giungendo alla creazione positivistica dei «nuovi diritti». Aborto, pianificazione eugenetica delle nascite, sterilizzazione e contraccezione vengono spacciati da lobbies onusiane quali l'Unfpa (United Nation Population Fund) e l'IPPF (International Planned Parenthood Federation) per «diritti e salute riproduttiva». L'ILGA (International Lesbian and Gay Association) è un'altra lobby molto attiva che, in forza della neo filosofia del «gender», si batte per i «diritti gay», in direzione di un rivolgimento della società armonica ed organica per il tramite della messa al bando dei ruoli naturali rispettivamente del maschio e della femmina, fino alla liquidazione della famiglia legittima e tradizionale e la messa in discussione della maternità e del matrimonio. Vengono sempre più rivendicate nuove singolari tipologie di diritti non solo in capo agli esseri umani, ma anche alle piante, agli animali, all'ambiente e alla terra.


Onu ed Ue, già soggetti pseudo-politici pachidermici, farraginosi e fallimentari, si vanno dunque tramutando in veri e propri «laboratori ideologici» per la creazione di senso comune, mentalità e costume anti-cristiani. Attraverso ambigue risoluzioni e raccomandazioni ai governi e parlamenti nazionali, l'Ue (accanto all'omissione delle radici cristiane nel proprio preambolo costituzionale) sta di fatto costringendo i Paesi membri a piegarsi ai dettami di un simile neo-paganesimo anti-Decalogo. Su tale scia, alcuni nuovi disegni di legge del governo Prodi andrebbero introducendo surrettiziamente nell'ordinamento italiano il reato di «omofobia»: si ritroverebbe ad essere destinatario di dure condanne penali chi ad esempio stigmatizzasse i Pacs e le unioni gay, in quanto colpevole di «discriminazione motivata dall'identità di genere o dall'orientamento sessuale».

Si va costituendo di fatto un nuovo totalitarismo soft attraverso la «negazione dell'esistenza di una legge e di una verità oggettiva», l'«istituzionalizzazione della devianza morale» e la «censura sociale e la repressione giudiziaria del bene». Ma occorre, per converso, combattere questo progetto neo-gramsciano di «eliminazione di fatto del problema di Dio» e di «assoluta secolarizzazione della vita sociale», e recuperare un approccio militante del cristianesimo in favore del ripristino della legge naturale oggettiva, già «scritta nella realtà e conforme alla ragione e al bene», sulla scia di una corretta visione antropologica umanistica, per un ritorno all'ordine naturale e cristiano della società. A tal proposito, si rivela necessaria un'alleanza tra il liberalismo realista, anti-perfettista ed anti-progressista, ed il cattolicesimo «senza compromessi» sui valori e principi non negoziabili.

Mario Secomandi
secomandi@ragionpolitica.it

http://www.ragionpolitica.it/testo.8737.dittatura_del_relativismo.html

Nessun commento:

Posta un commento