mercoledì 15 ottobre 2008

RECENSIONE di Andrea N. Strummiello (Il Borghese, n. 9/10, 2008)

MAI come questo anno - quarantennale del 1968 - abbiamo visto manifestarsi la cosiddetta «egemonia culturale» della sinistra. Pamphlet, documentari, conferenze, e nostalgiche ospitate nei salotti buoni della tivvù: questo lo sfondo per celebrare quegli anni «formidabili», gli anni, appunto, della contestazione globale.
In netta controtendenza rispetto al filone nostalgico recentemente riesumato, e vestito a festa per l’occasione, sta, invece, l’interessante libro di Marco Iacona 1968. Le origini della contestazione globale, edito per i tipi delle Edizioni Solfanelli.
Primo merito del testo, sta proprio il suo essere intimamente controcorrente.
L’Autore, infatti, chiarisce fin dall’Introduzione l’idea d’una ricerca veramente alternativa, e al contempo rigorosa, di quei concitati mesi tra la fine del 1967 e l’inizio del 1968. Obiettivo è perciò quello d’indagare il ’68 «da Destra», sia perché prospettiva sicuramente meno nota al grande pubblico ma, anche perché furono proprio quei mesi rivoluzionari a segnare all’interno della Destra una rivolta nella rivolta, con conseguenze di non poco conto. Sessantotto: non soltanto per il mondo giovanile in generale ma, anche e soprattutto per la stessa Destra, al bivio tra il conservatorismo dei vertici del Msi ed il tentativo di coniugare prospettive diverse, per cercar di «cavalcare la tigre» di quei giorni rivoluzionari.
Iacona è attento a seguire i rapidi eventi di quell’anno secondo una duplice prospettiva: quella di retroscena, degli anni ’60, quale epicentro di una serie d’innovazioni socioculturali, e quella più particolare e complessa del mondo universitario, microcosmo che avrebbe di lì a poco prodotto la rivolta studentesca, banco di prova dei ben più tragici anni di piombo.
Questo libro fa parlare i fatti, gli eventi e le citazioni, e non quella «vulgata comune», fatta di ricordi nostalgici e sentimentali, tipica di una certa sinistra revanscista un po’ retrò, ed un po’ carente di motivazioni.
L’Autore non manca, tra l’altro, di citare ampiamente Il Borghese, allora diretto da Mario Tedeschi, effervescente vetrina del dibattito - tutto interno alla Destra - circa il fenomeno contestatario già dai primissimi mesi del 1968.
A conti fatti, come rileva l’Autore, il ’68 non ha raggiunto dei veri e propri scopi politici (pratici), ma, nonostante questo, quell’anno fu determinante per la diffusione totalizzante d’un modernismo esasperato, nel costume come nella perdita del più basilare concetto di gerarchia.
Pertanto, se una certa «destra» vuole oggi chiudersi nel rimpianto di non aver colto allora la fecondità, vera o presunta, di quel momento rivoluzionario, lo faccia con la stessa consapevolezza di quel Evola che, proprio dalle pagine de Il Borghese, criticava la mancanza d’una vera ratio nella contestazione: d’una ragione che travalicasse il puro e semplice prurito adolescenziale.

ANDREA N. STRUMMIELLO

Nessun commento:

Posta un commento